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Mutuo a tasso fisso o variabile: quali sono le differenze?

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4 agosto 2022

Quando si acquista un immobile, il dilemma che spesso si presenta è sempre lo stesso: è meglio optare per un mutuo a tasso fisso o variabile? Nell’immaginario collettivo, si tende a credere che il mutuo a tasso fisso tenda a congelare il tasso di interesse per l’intera durata del rimborso. All’opposto, il mutuo a tasso variabile può andare incontro a potenziali diminuzioni o a rincari nel lungo termine. Ragion per cui, nonostante vi siano tutti i presupposti per un esborso inferiore rispetto al mutuo a tasso fisso, quello variabile appare sensibilmente più rischioso.

In relazione alla scelta del miglior mutuo, tra la soluzione a tasso fisso e quella variabile, sono chiamati in causa diversi fattori, talvolta anche personali e strettamente connessi alle reali esigenze del richiedente. Per ovvi motivi, andrebbero presi tutti seriamente in considerazione, affinché la panoramica sulla decisione finale possa essere quanto più chiara possibile. Ma vediamo nel dettaglio di capire di più di cosa si tratta e quali sono le differenze tra mutuo a tassa fisso e variabile.

Chi decide i tassi di interesse?

Per portare a termine una scelta maggiormente consapevole tra il mutuo a tasso fisso o variabile, in primo luogo è bene sapere chi è che decide i tassi di interesse. La risposta risiede nelle scelte effettuate dalla Banca Centrale dell’area di riferimento che nel nostro caso specifico corrisponde alla BCE (Banca Centrale Europea). Questo significa che l’azione di ogni istituto bancario attivo sul territorio dei Paesi facenti parte dell’U.E. risulta influenzata da questo organismo.

La BCE, in tal senso, è deputata a regolare il flusso di denaro che circola nell’area euro. Per conseguire quest’obiettivo, aumenta o riduce il tasso di interesse, in relazione agli obiettivi economici prefissati. Ad esempio, per incentivare la crescita economica, i tassi di interesse vengono abbassati a fronte di crisi. Viceversa, onde evitare i rischi di inflazione, la BCE può optare per aumentare i tassi di interesse.

Quali sono i trend tra mutuo a tasso fisso o variabile?

Negli ultimi anni, tra le famiglie italiane il mutuo che va per la maggiore è quello a tasso fisso. L’incertezza assoluta circa lo scenario economico e la salvaguardia dei propri interessi nel lungo periodo fanno sì che in Italia prevalga una certa predisposizione per il mutuo a tasso fisso. Per quanto riguarda i piani di rimborso di durata trentennale o venticinquennale, questo trend risulta ancora più evidente.

Capitolo diverso per i mutui come minimo quindicinali. Prendere in considerazione l’ipotesi di sottoscrivere un mutuo a tasso variabile è cosa fattibile perché il lasso di tempo è più breve e, quindi, il rischio improvviso di incremento della rata mensile del mutuo appare inferiore. 

In rapporto alla scelta del mutuo più in linea con le proprie necessità, il richiedente può richiedere all’istituto di credito un appuntamento in filiale e, dopo aver analizzato i preventivi gratuiti e non vincolanti, può iniziare a riflettere, tenendo conto anche dei parametri previsionali, di quelli globali e, ovviamente, di quelli individuali.

Quali sono le differenze tra mutuo a tasso fisso o variabile?

La principale differenza che intercorre tra i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile risulta strettamente connessa alla tipologia di tasso applicato. Se per quanto riguarda la soluzione a tasso fisso, gli istituti finanziari tendono a basare il valore sull’Euris (Euro Interest Rate Swap), per ciò che concerne l’opzione a tasso variabile, sono il tasso BCE e l’Euribor (Euro Interest Bank Offered Rate) i parametri di riferimento. 

Altra importante precisazione a cui prestare massima attenzione è quella che riguarda il rapporto tra i tassi e la rata mensile da versare. Entrambi, infatti, non devono essere confusi con l’ammontare dell’importo da versare. Le rate possono essere costanti per tutto il piano di ammortamento oppure mutare nel corso degli anni. Il mutuo a tasso variabile, in tal senso, propone massima flessibilità in termini di tassi di interesse. 

Tra le due opzioni più diffuse, la prima, nota come mutuo a tasso variabile con cap, impone una soglia massima al tasso di interessi. Il suo vantaggio principale risiede nel fatto che il mutuatario conosce con largo anticipo il valore maggiore della rata. 

La seconda, nota come mutuo a tasso variabile con rata costante, è un finanziamento che permette al mutuatario di essere a conoscenza circa il valore delle rate da saldare nel corso degli anni. Varierà solo la durata del piano di rimborso, a fronte di eventuali aumenti o abbassamenti del tasso di interessi.

Cos’è il mutuo a tasso misto?

A fronte di indecisioni legittime sulla scelta tra mutuo a tasso fisso o mutuo a tasso variabile, gli istituti finanziari propongono un’ulteriore soluzione: il mutuo a tasso misto. Il diretto interessato ha la facoltà di cambiare il tasso fisso, passando a quello variabile o viceversa, in caso di scadenze prestabilite in precise occasioni nel corso dell’intervallo di tempo di rimborso del finanziamento.

La scelta migliore in base alle proprie esigenze

Dopo aver compreso le differenze tra il mutuo a tasso fisso e quello variabile, lo step che segue verte sul prendere la decisione finale, scegliendo quello maggiormente in linea alle proprie reali esigenze.

In linea di massima, per i mutui di breve durata, vale a dire non oltre i 15 anni, il tasso variabile conviene. In molti italiani optano per questa scelta quando c’è da ristrutturare un immobile, pronto poi per essere abitato o per essere rivenduto. Qualora dovesse registrarsi un incremento del tasso di interessi, le ripercussioni riguarderebbero esclusivamente una quota capitale minima. Il motivo di fondo risiede nel fatto che nel corso dei primi anni del mutuo, questa è stata già in gran parte saldata.

Per i mutui di lunga durata, superiori a 25 anni, il mutuo a tasso fisso è la soluzione prediletta, perché per l’intera durata del piano di rimborso, il mutuatario sa sia quanto gli costa la rata sia a quanto ammonta il tasso di interessi. Ecco spiegato il motivo per cui l’opzione in questione è quella considerata ideale per l’acquisto di un immobile e, in particolar modo, per quello della prima casa. 

Il mutuo a tasso variabile, inoltre, conviene qualora il mutuatario credesse seriamente di poter rimborsare la cifra erogata dall’istituto finanziario prima della normale scadenza. Con il tasso fisso, infatti, il diretto interessato si ritroverebbe a dover saldare una tutela di lungo periodo che risulterebbe prettamente inutile, in quanto non sfruttata appieno.

Ora che conosci nei dettagli le differenze che intercorrono fra il mutuo a tasso fisso o variabile non ti resta che richiedere un preventivo gratuito online per saperne di più!

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